"Rashomon" è un film di Akira Kurosawa del 1950 e ha una trama piuttosto semplice: un samurai è stato ucciso e la sua donna è stata violentata. La sua peculiarità, tuttavia, sta nella narrazione degli eventi: le scene-chiave sono raccontate più volte, tante quante sono le diverse versioni dei fatti riportate dai protagonisti. È un film sull’impossibilità di determinare la realtà dei fatti: la realtà è quella narrativa.
“La casa" di Paco Roca è un fumetto in cui succede che un uomo anziano muore e i tre figli devono occuparsi della vendita della casa di campagna. Come nel film di Kurosawa, conosciamo i "fatti", la vita del vecchio Antonio, solo a posteriori, attraverso lo sguardo dei familiari. Ognuno di loro ne illumina alcuni aspetti: sono ricordi deformati, edulcorati o drammatizzati, e la fantasia di ognuno provvede a colmare i vuoti o le indulgenze della memoria. Ricordare - e raccontare - il padre diventa un pretesto per parlare di sé: noi conosciamo Antonio da diverse angolature e, parallelamente, ciascuno dei figli conosce e ritrova qualcosa in più di se stesso e dei fratelli, stretti insieme nell’elaborazione del lutto. Dunque chi era, veramente, Antonio? Non lo sapremo mai; sappiamo, invece, chi è Antonio nella rappresentazione effimera e soggettiva di chi gli è sopravvissuto.
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